Davanti a scuola

Quest’anno le vicende scolastiche ci hanno messo a dura prova: entro un contesto già notevolmente mutato stiamo vivendo il thriller delle chiusure giorno dopo giorno.
Sapevo che sarebbe stato un anno difficile, nell’intermittenza di aperture e chiusure, tra la fiducia nella propria bolla di classe e le minacce esterne date dalla pseudo-normalità lavorativa di noi genitori.
Di quest’anno ricorderò due momenti: uno che si ripete quotidianamente, l’altro per fortuna no.
Ogni mattina accompagno mio figlio a scuola e mi fermo al cancello finchè i bambini non hanno varcato la soglia. Lo faccio perché i bambini tengono molto al saluto, fino all’ultimo secondo ci chiamano con le loro vocine, e perché quello è il momento dell’incontro con gli altri genitori. Direi l’unico momento d’incontro di persona. Niente più feste di compleanno, niente riunioni di classe, niente merende improvvisate dopo scuola, niente parchetto. Quei 5 minuti sono gli unici in cui scambiare due battute, in cui circolano emozioni, preoccupazioni, fiducie, speranze. Non sono mai scambi banali: appena i bambini entrano, ci ritroviamo a dire ad alta voce: “anche oggi è andata”. Anche oggi è andata, anche oggi sono entrati a scuola, l’abbiamo scampata, ce l’abbiamo fatta. Spesso succede di lunedì e dentro all’espressione comune c’è l’esperienza del week end appena trascorso, in cui di norma restiamo in casa.
Con due o tre mamme poi ci avviamo a bere un caffè: in tutti questi anni di frequentazione tra genitori non credo di aver mai raccolto un tale livello di confidenza e di profondità nei racconti in pochi minuti. Il momento più caldo della giornata, con in mano i nostri caffè da asporto e il barista che ci chiede di non stazionare davanti al locale, potrebbe sembrare un assembramento. Anche nella tempesta non ci siamo fatte mancare mai il momento sacro del caffè.

Il secondo momento che terrò nella memoria è un giorno preciso: il 5 marzo 2021.
Mio figlio compie gli anni il 6 marzo. Il 5 marzo, quando è tornato a casa, erano giorni che organizzava la sua festa a puntate: un giorno 2 bambini e un altro giorno altri due… “Quest’anno mamma festeggio con i miei amici”.
Ma era già arrivata la notizia che quello sarebbe stato l’ultimo giorno di scuola, per un’interruzione in zona rossa senza data di termine.
Lì per lì ho pensato alla delusione che avrebbe provato Giacomo, nel non poter festeggiare. Intanto io ero collegata in un incontro che stavo conducendo insieme ad una collega.
Fuori da scuola mio marito decide di invitare al volo due compagni: festina improvvisata, niente regali, ma una gran giocata.
Nel frattempo mia figlia (in quinta elementare) mi si presenta in lacrime: “Mamma, ci chiudono un’altra volta… non torneremo più a scuola”.
Il giorno più lungo dell’anno.
La fatica di pensare che in 5 minuti devi riorganizzare tutto: lavoro, bambini, casa… La fatica di pensare che non si sa quando torneremo in presenza. La fatica di pensare a tutto quello che sta accadendo e il senso di impotenza totale. La speranza che intanto inizino le vaccinazioni… e che vadano spedite.

È stato un mese lungo e difficile. Nella riunione di classe, convocata dalle maestre a metà mese circa, i racconti erano impressionanti e lo stress dei genitori quasi indescrivibile. Case piccole, genitori in smart working, genitori al lavoro, nonni in azione, babysitter a tempo pieno, collegamenti precari, bambini che ce l’hanno messa tutta. Encomiabili. E devo dire maestre presenti, attive, organizzate.
L’intervallo in DAD è stato il momento più divertente del mese: i bambini sono riusciti persino a giocare al dottore con una bambina che elargiva consigli a tutti, per non farsi venire il raffreddore: “L’unico modo è non mangiare le caramelle e i dolci, mangiare frutta e verdura, andare a dormire presto”. L’unico modo è prendersi cura di sé.
All’improvviso le maestre di prima elementare sono riuscite ad organizzare un laboratorio in presenza. Mio figlio magicamente ha ripreso la DAD, il giorno dopo, con maggiore interesse: gli è ritornata la fiducia, ha rivisto i compagni. Una boccata d’ossigeno. La ripresa della scuola dopo Pasqua è stato un gran bel momento: il primo giorno di scuola, l’ennesimo, è stato uno dei più emozionanti degli ultimi anni. I bambini erano così felici che non ci hanno nemmeno salutato all’ingresso, si sono mangiati i saluti di routine, sono fuggiti con le maestre. E noi genitori, straniti, siamo rimasti a chiacchierare condividendo le fatiche, le preoccupazioni, ma soprattutto la gioia. È tornata la fiducia. Speriamo che resti.

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