Sono un’assistente sociale e da oltre dieci anni esercito un ruolo di responsabilità nei servizi sociali.
Cerco di offrire tutela e opportunità per bambini e famiglie. Da oltre vent’anni mi scontro con i limiti delle risorse, con i limiti organizzativi dei servizi, del sistema interistituzionale e con i vincoli normativi.
A oltre un anno dall’inchiesta denominata “Angeli e demoni” che mi ha sconvolto profondamente anche per l’accanimento mediatico che ne è conseguito, mi trovo più di ogni altra cosa a fare i conti con i limiti culturali che ci portano a negare che i bambini possano essere vittime di violenze in famiglia piuttosto che a tentare di comprendere e intervenire.
Nel ruolo che esercito da oltre un anno, ho investito ancora più tempo ed energie nel tentativo di mettere a disposizione il mio punto di vista, la prospettiva dei servizi, di chi è sul campo in prima linea ogni giorno, nel tentare di migliorare il sistema di tutela dei bambini le cui lacune ora sono evidenti a più livelli.
Parallelamente tento, anche con questo blog, di far vedere, di far conoscere quanto drammatica sia la situazione di molti bambini, vittime di violenze e di gravi trascuratezze. Tento così di far sentire anche le loro voci, le loro storie, troppo spesso nascoste o negate perché difficili da accettare.
Non sento il bisogno di dover a tutti i costi ricostruire l’immagine dei servizi sociali su cui si continua a gettare fango. Il tema della sfiducia nei servizi va di pari passo con il rifiuto delle fragilità e dei problemi di cui i servizi si fanno carico, il tentativo di rimuoverli, di negarli.
Sento quindi con urgenza la necessità di far conoscere la verità dei bambini, quei bambini che noi troppo spesso incontriamo quando è tardi, quando i loro occhi spaventati o spenti, quando i loro corpi da scricciolo ci dicono che le loro ferite sono diventate difficili da sanare perché per troppo tempo nessuno ha voluto vederle.
Il vissuto che loro ci consegnano quando li ascoltiamo, è emotivamente pesantissimo e raramente raccontiamo queste esperienze, questi drammi.
Per difesa forse, per tentare di mantenere dei confini.
Essendomi trovata in questi diciotto mesi a dover più volte rispondere a domande, curiosità di amici e conoscenti, sui bambini che seguiamo, nel tentativo di comprendere chi sono gli angeli e chi i demoni (da parte almeno di chi si è posto il dubbio di fronte a questa vicenda giudiziaria) ho avuto la conferma che chi non abita il mondo dei servizi non immagina nemmeno che certe cose possano succedere.
Pare ad esempio umanamente intollerabile il solo pensiero che una madre possa aver messo al mondo due bambini con il solo scopo di abusarne sessualmente fin dai primi mesi di vita per vendere i filmati autoprodotti alla rete di pedofili. Come può essere anche solo lontanamente immaginabile tutto ciò? Quali miserie sono all’origine di questo orrore? Eppure è successo, vi sono filmati, sentenze, ammissioni. E ci sono i bambini, che faticano essi stessi a comprendere che ciò che è successo a loro sia un reato e così abominevole.
Per non pensare alle violenze che quotidianamente migliaia di madri subiscono dal compagno o dal marito davanti ai figli. E’ più semplice pensare che si tratti di “liti in famiglia”, che avvengano quando i bambini non sono presenti o sono presi da un sonno profondo. Ma invece i bambini vedono, ascoltano, percepiscono e tentano di darsi spiegazioni che consentano loro di tollerare anche ciò che è inaccettabile.
E’ nostro preciso dovere fare emergere i dati, le storie, nel rispetto naturalmente della riservatezza necessaria, ma raccontando la verità dei fatti, delle testimonianze di chi quelle sofferenze le vive e le affronta. E’ necessario aprire ad approfondimenti sulla questione per comprendere, per prevenire e per trattare al meglio i problemi.
Sento di doverlo fare per quei bambini, per tutti i bambini, per testimoniare storie di dolore ma anche di rinascita; sento di doverlo fare per i miei colleghi, per le famiglie affidatarie, per chi ogni giorno accoglie quel dolore e tenta di trasformarlo in risorsa, in opportunità di miglioramento, in possibilità.
9 commenti On La verità dei bambini
Grazie Germana per dar voce al nostro lavoro. Con affetto e stima Ilaria Manzella
Con tantissima gratitudine
Da mamma affidataria ti dico grazie per quello che fai e dici.
Io ho profonda stima per il vostro lavoro che è di grande responsabilità, ho amato i servizi della Valdenza e non vedo l’ora che venga fatta chiarezza anche se quel ‘marchio’ non si ripulirà mai.
Per qualsiasi cosa, per alimentare il tuo progetto, per quelle che sono le mie capacità, io ci sono
Chi scrive, oltre che con il cuore, lo fa con grande professionalità e dedizione. Una risorsa immensa che e’ stata distrutta con la vicenda Bibbiano. Grazie a questa assistente sociale e a chi lavora nei servizi. Noi del COMITATO VOCI VERE siamo dalla parte dei bambini. Dovremmo ricostruire quello che è stato distrutto ma ce la faremo perchè siamo dalla parte della verità.
Concordo col Sig. BINDI che la verità ha una forza dirompente e prima o poi anche chi è stato intimorito da tutta questa risonanza mediatica, si sveglierà e quando le persone umanamente inizieranno a confrontarsi sulla vicenda, si capirà chi veramente ha fatto errori anzi orrori. La ringrazio per il suo contributo nella difesa dei più deboli e di chi non ha interessi a raccontare vicende scomode. I bambini sono il nostro domani e noi adulti dobbiamo metterli nelle condizioni di poter sorridere alla vita.
Concordo pienamente, Germana. Per 39 anni ho lavorato come psicologa nel servizio pubblico, dove mi imbattevo in storie di bambini e famiglie degne di un film dell’orrore, tante delle quali archiviate (nella mente ancor prima che nei casellari) con la definizione di “inverosimile”. Ma inverosimile non significa non accaduto. Lo sappiamo noi, lo sanno i bambini e i loro aguzzini, lo sanno gli ex bambini e bambine ora adulti morti dentro, come dicono spesso. La consapevolezza può metterci di fronte a ciò che vorremmo mai accadesse, ma è solo a partire da questa che si può provare a costruire una dimensione socioculturale della cura
Condivido pienamente.
Finalmente qualcuno che prende posizione.
I Servizi Sociali, in Italia, non sono tutti uguali. Nella mia carriera di insegnante in scuole superiori con utenza molto complicata, ho incontrato Assistenti Sociali a dir poco magnifiche (non la maggior parte, purtroppo), che magari avevano da seguire più di un centinaio di casi, ma che non perdevano un colpo, di ciascuno seguivano ogni singolo passaggio, ogni dettaglio. Si informavano, sapevano fare rete con altri servizi – scuola compresa, collaboravano, si inventavano interventi magnifici. Letteralmente ho visto vite di ragazzine/i sull’orlo del baratro salvate da professioniste come queste. Ma, come in tutte le realtà fatte da persone – in primis la stessa scuola – non sono i ruoli a fare la differenza, ma chi quei ruoli li sa interpretare ed incarnare in un certo modo, con lo sguardo giusto, con il valore che meritano. Ho visto – e in un caso vissuto sulla mia pelle – conclusioni di affidi allucinanti, che non augurerei al mio peggior nemico. Gestiti malissimo, pasticciati, quando non apertamente ignorati. Ho pensato più volte, negli anni, che alcune Assistenti Sociali sarebbero state meglio a programmare pc, piuttosto che a gestire la vita di bambini che di sfortune ne hanno già avute più d’una. Eppure ho anche incontrato professioniste a cui avrei affidato il futuro delle mie stesse figlie il giorno dopo averle conosciute. Non ho un giudizio definitivo né assoluto da dare sul lavoro di chi si trova a fare un mestiere difficilissimo e certamente con mezzi non adeguati, ma so che per un ruolo delicato come quello dei servizi alla persona, io metterei il meglio del meglio, alzerei gli stipendi in maniera significativa, ma chiederei in cambio una qualità di intervento sempre alta. Perché se falliamo sui bambini, sulle famiglie, sui fragili che società siamo? Ben venga questo BLOG, dal titolo magnifico e dagli intenti molto interessanti, per raccontare il buono, ma anche per aprire un dibattito e confronto onesto, franco, sul mondo dei servizi e degli interventi rivolti ai più fragili.
Chiara Baldini, docente di sostegno scuola secondaria di secondo grado
Grazie Chiara, concordo . In ogni professione le persone fanno la differenza ma se non si investe sui sistemi di servizi integrati non c’è scampo. La pandemia peraltro ce lo ha dimostrato con grande evidenza. Non abbiamo bisogno di eroi ma di professionisti preparati su cui investire con continuità. Di risorse stabili e strutturali.
Qualcosa si sta muovendo a livello nazionale con finanziamenti e norme in tal senso. Vedremo.
Non sono tempi facili ma proprio per questo occorre parlarne e confrontarsi.